«L'Inps non liquida il "Bonus Nido" e le famiglie sono in ginocchio»: la denuncia

«La prospettiva per noi è nerissima: i ritardi dell’Inps nel liquidare il “Bonus Nido” mettono in ginocchio le famiglie e, a cascata, i servizi educativi»: a denunciare una situazione ormai insostenibile è la presidente di Assonidi Veneto, Elisa Pisani.
La presidente riassume così la questione: «Le novità introdotte dall’Inps con la circolare n.1165 dello scorso 4 aprile, prevedono che il rimborso lo possa ottenere solo chi ha sostenuto la spesa. Il problema è che il cambio di modalità ha effetto retroattivo, per cui a valere anche sulle domande del 2024 ed è un cambio del tutto sconosciuto. Lo scorso anno la normativa era differente: bastava infatti che la spesa fosse sostenuta da uno dei due genitori e non era necessario che a richiedere il Bonus fosse lo stesso che aveva inoltrato la richiesta. Il blocco fa sì che genitori che hanno regolarmente caricato la documentazione richiesta ma adesso ritenuta dall’Istituto non più adeguata, si ritrovino a dover anticipare spese che in molti casi non possono permettersi. Il risultato? Molti smettono di pagare le rette in attesa del rimborso, scaricando sulle nostre strutture un peso economico enorme. Non ce l'ho con le famiglie: esse sono le prime vittime di questo “papocchio” burocratico, però è altrettanto pacifico che noi non siamo banche. Se i genitori non riescono a pagare seppur per cause indipendenti dalla loro volontà, noi non abbiamo le risorse per pagare stipendi, fornitori, bollette e, in ultima analisi, garantire il servizio».
Aggiunge Elisa Pisani: «Quando parliamo di asili nido che operano nel pieno rispetto delle norme stiamo parlando di strutture dove operano educatrici e personale specializzato che ogni giorno garantiscono cura, sicurezza e crescita ai bambini più piccoli. Stiamo parlando, pertanto, di un servizio essenziale che, invece di essere sostenuto, viene continuamente esposto a rischi». Assonidi Veneto, che fa capo all’Ascom Confcommercio di Padova, chiede dunque alle istituzioni nazionali e locali di fare pressione sull’Inps: «L’Istituto - conclude Pisani - non può diluire le proprie responsabilità richiamando una circolare nota praticamente a nessuno. Per cui provveda a sbloccare i rimborsi dovuti senza ulteriori ritardi visto che non stiamo parlando di un favore e men che meno di un privilegio, ma di un diritto delle famiglie e di una condizione essenziale per la sopravvivenza dei servizi educativi».
Padovaoggi